Il mondo della canapa industriale tira un sospiro di sollievo: il Tar del Lazio ha deciso di sospendere il decreto del Ministero della Salute che, dal 27 giugno scorso, inseriva le composizioni orali contenenti CBD (cannabidiolo) nella lista delle sostanze stupefacenti.
Una decisione accolta come un’importante vittoria dagli operatori del settore, che avevano espresso forte preoccupazione per le conseguenze economiche e sociali di questo provvedimento.
Una sentenza che tutela un settore in crescita
La decisione del Giudice amministrativo arriva in seguito all’istanza cautelare presentata dagli Imprenditori Canapa Italia (ICI), che avevano denunciato i gravi danni che l’applicazione del decreto avrebbe causato all’intero comparto della canapa industriale. Secondo una nota diffusa da ICI, il Tar ha riconosciuto “la fondatezza delle argomentazioni” sottolineando che l’inclusione del CBD tra le sostanze stupefacenti avrebbe potuto generare “irreparabili conseguenze”, anche di natura penale, per gli operatori del settore.
Il nodo: il CBD non ha effetti psicoattivi
La principale contestazione degli imprenditori si basa su dati scientifici che dimostrano come il CBD non provochi dipendenza psicofisica né possieda effetti psicoattivi. Tali evidenze sono state supportate da una relazione tecnica firmata dal Prof. Ciallella, esperto in medicina legale dell’Università La Sapienza di Roma.
L’ICI ha evidenziato come il decreto ministeriale non abbia tenuto conto delle approfondite analisi scientifiche e delle precedenti sospensioni legali. Infatti, già nel 2020, un provvedimento simile era stato bloccato in attesa di ulteriori accertamenti tecnici.
Un percorso controverso e segnato da battute d’arresto
La vicenda del CBD è tutt’altro che lineare. Dal 2020 ad oggi, il Ministero della Salute ha tentato più volte di inserire il cannabidiolo nelle tabelle delle sostanze stupefacenti. Tuttavia, ogni tentativo è stato accolto da ricorsi e sospensioni da parte dei tribunali amministrativi, evidenziando la mancanza di solide basi scientifiche e giuridiche per giustificare tali provvedimenti.
L’ultimo decreto, emesso il 27 giugno 2024, rappresentava il culmine di una serie di provvedimenti che, secondo il settore della canapa industriale, rischiavano di compromettere il lavoro di migliaia di imprenditori, causando ripercussioni negative sull’occupazione e sull’intero mercato.
Uno sguardo al futuro: appuntamento al 16 dicembre 2024
La decisione del Tar del Lazio è solo una tappa di questa complessa battaglia legale. L’udienza pubblica per il giudizio di merito è stata fissata per il 16 dicembre 2024. Fino ad allora, l’efficacia del decreto rimane sospesa, permettendo agli operatori del settore di continuare le proprie attività senza timori legali.
Un messaggio chiaro: valorizzare il potenziale della canapa industriale
Questa sentenza rappresenta un segnale positivo per un settore che, negli ultimi anni, ha dimostrato un grande potenziale economico e sociale. Gli imprenditori della canapa industriale auspicano che il dibattito sul CBD possa finalmente basarsi su evidenze scientifiche, evitando inutili demonizzazioni e puntando invece a valorizzare le molteplici opportunità offerte da questa risorsa.
Per ora, il mondo della canapa industriale può guardare al futuro con maggiore serenità, forte del riconoscimento ottenuto da parte della giustizia amministrativa. Resta da vedere come si evolverà la situazione con l’udienza di dicembre, ma una cosa è certa: il CBD rimane al centro di un dibattito che coinvolge scienza, diritto ed economia.