La sentenza ha confermato la sospensione del Decreto adottato dal Ministero della Salute il 5 agosto 2023, che aveva classificato il CBD come una sostanza stupefacente. Inoltre, la decisione del TAR ha rinviato la questione all’udienza di merito del 16 gennaio 2024, aprendo la strada a una discussione più approfondita sull’uso e la regolamentazione del CBD nel paese.
Secondo Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni, il TAR del Lazio ha confermato la sospensione del decreto ministeriale, basandosi su problemi di “istruttoria.” Questo termine diplomatico denuncia l’assenza o la superficialità degli argomenti scientifici addotti a giustificazione della decisione del Ministero della Salute. In altre parole, sembra che la classificazione del CBD come stupefacente sia stata basata su argomentazioni scientifiche deboli o insufficienti.
Una delle affermazioni più rilevanti del TAR è che non sembrano configurarsi rischi imminenti per la tutela della salute pubblica. Questa dichiarazione rafforza la convinzione che il CBD, almeno nella sua forma pura, non rappresenti una minaccia diretta per i consumatori. Questa constatazione è di fondamentale importanza, poiché il CBD è ampiamente utilizzato per il sollievo da vari disturbi, dall’ansia al dolore cronico.
Il TAR ha anche richiamato il parere dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) del 19 marzo 2021, che si basava sulla raccomandazione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riguardo all’esclusione delle preparazioni di CBD puro dalle sostanze che causano dipendenza. Questa raccomandazione dell’OMS ha sottolineato l’importanza del CBD come una sostanza con un basso potenziale di abuso, che ha portato a un ampio supporto medico e scientifico per il suo utilizzo.
Mentre attendiamo l’udienza di merito del 16 gennaio 2024, c’è ancora molto lavoro da fare per garantire una regolamentazione sensata del CBD in Italia. Sarà essenziale fornire evidenze scientifiche solide che dimostrino l’efficacia e la sicurezza del CBD, oltre a insistere sulla raccomandazione dell’OMS e sul parere dell’AIFA. Questi documenti rappresentano una base importante per il riconoscimento del CBD come una sostanza utile per molte persone che ne traggono beneficio.
Infine, Marco Perduca ha invitato il Ministro Schillaci a considerare l’accessibilità dei prodotti a base di CBD per coloro che ne hanno bisogno. Questo appello alla comprensione delle esigenze dei consumatori è fondamentale, poiché il CBD continua a dimostrarsi promettente per una serie di problemi di salute.
In conclusione, la decisione del TAR del Lazio getta nuova luce sul futuro del CBD in Italia. I consumatori possono guardare con ottimismo a una possibile regolamentazione più favorevole, basata su evidenze scientifiche solide e sull’esperienza positiva di chi utilizza il CBD per migliorare la propria qualità di vita. Resta da vedere come si svilupperanno gli eventi, ma una cosa è chiara: il CBD non è uno stupefacente, ma una risorsa potenziale per il benessere e la salute.
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