Credits immagine copertina: Canapa Farm
Distinguere tra le varie tipologie di cannabis light è essenziale per qualsiasi consumatore abituale o occasionale che desideri riconoscere le differenze tra erba di buona qualità e varietà meno pregiate. Tra erba di bassa qualità ed erba e infiorescenze di pregio, infatti, passano delle differenze che interessano da un lato l’esperienza sensoriale, dall’altro gli effetti che questi innescano nel consumatore.
Le caratteristiche delle diverse qualità di erba
La brick weed, ossia l’erba di scarsa qualità, ha di solito un aspetto sgradevole e generalmente si presenta in panetti molto densi, poiché prima della sua esportazione le sue cime sono lavorate in blocchi. Un tipo di erba lavorato più per il guadagno del coltivatore, che sacrifica la cura per l’aspetto e gli effetti del suo prodotto; non a caso, infatti, spesso finisce per occupare il mercato illegale, con scarsa o nulla garanzia per l’acquirente. A livello sensoriale, la marijuana non di qualità si riconosce per i colori scuri, venati di marrone, e per la mancanza di odori stimolanti (data l’assenza di terpeni); il sapore spesso non è gradevole, poiché troppo terroso e quasi irritante. L’uso di questo tipo di erba, tra l’altro, comporta di solito effetti “high” piuttosto limitati, senza contare l’eventuale nausea o la possibile emicrania innescate dall’aggiunta di terpeni sintetici.
Salendo di livello, si può trovare il tipo di erba di media qualità solitamente coltivato indoor dagli stessi consumatori con sufficiente livello di esperienza. Il salto di qualità si trova già a partire dallo stimolo per i sensi: colori più accesi, sapori e aromi più coinvolgenti e piacevoli che testimoniano che la varietà di prodotto in questione è di livello decisamente superiore rispetto alla brick weed. La consistenza è più appiccicosa e spugnosa, i sapori richiamano decisamente il tabacco, mentre gli aromi, per quanto piacevoli, non sono ancora abbastanza marcati. Queste caratteristiche esteriori hanno una chiara controparte anche nella composizione chimica, dove più marcata è la presenza di tricomi e cannabinoidi, tra cui spicca il cannabidiolo, la cui alta concentrazione – assieme a un basso livello di THC – garantisce non soltanto proprietà positive alla cannabis, ma anche il rispetto del range di legalità stabilito dalle norme in vigore (legge sulla Canapa del 2 dicembre 2016, n. 242). Gli effetti sono dunque più intensi rispetto a quelli innescati dalla brick weed, ad eccezione delle eventuali controindicazioni (come giramenti di testa), più rare e contenute.
La marijuana di alta qualità, invece, rappresenta la prima scelta per la stragrande maggioranza dei consumatori. Si tratta di una qualità di erba difficile da ottenere per i coltivatori occasionali e comunque molto ricercata da buona parte degli acquirenti: il miglior modo per acquistarla è rivolgersi a rivenditori online o shop fisici certificati, o nelle zone di coltivazione di questa cannabis. I colori sono decisamente più brillanti e, più in generale, tutto l’aspetto delle cime messe in vendita è molto curato. L’elevata concentrazione di terpeni, ovviamente, rende l’aroma particolarmente intenso e penetrante; allo stesso tempo, anche il sapore è estremamente stimolante, mentre la consistenza è molto appiccicosa, segno che l’erba è stata tenuta a un livello di umidità ottimale. Gli effetti che caratterizzano l’uso di questo elevato livello di marijuana sono ovviamente i più vari, in base alla concentrazione di THC (psicoattivo) e CBD (più rilassante) nella composizione chimica dell’erba stessa.
Come riconoscere le qualità di cannabis
Il consumatore che sta per comprare dell’erba deve avere ben chiari quali aspetti delle cime di marijuana valutare, per essere certo di effettuare un buon acquisto e sperimentare le sensazioni desiderate (e non le inattese e incontrollabili). Affidarsi ai sensi e, nello specifico, alla vista, è spesso la strategia più diretta: si dovranno cercare minuscoli cristalli lucenti sulle cime, ossia i tricomi di resina; da questi, dipende la presenza di THC e CBD, e quindi degli effetti positivi, siano essi “high” o “rilassanti”, nonché del suo sapore e del suo aroma.
Altro elemento da valutare a colpo d’occhio è dato dai colori: se questi sono spenti o pallidi, probabilmente non si ha di fronte erba di qualità molto elevata. Allo stesso tempo, si dovrebbe verificare la consistenza dell’erba stessa: se questa tende a sbriciolarsi o si nota che tra le foglie vi sono rametti secchi e semi, la qualità non è affatto alta. Evidentemente, infatti, non sarà stata mantenuta a un corretto livello di umidità, senza contare che l’eventuale presenza di rami e semi tra le foglie andrà a penalizzare l’acquirente, poiché pagherà anche il peso di queste parti vegetali inutilizzabili.
Nel mercato della cannabis light fanno poi enorme differenze le etichette di acquisto: da queste si può valutare la composizione chimica del prodotto e assicurarsi che il livello di CBD sia ottimale (per un’erba di qualità, solitamente la concentrazione si assesta tra il 6% e il 20%) e che la provenienza della materia prima sia certificata e magari biologica – settore nel quale gli standard possono farsi anche più elevati.