Un commerciante del capoluogo meneghino è stato assolto completamente dall’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. E’ stato difeso dall’avvocato Zaina, molto conosciuto nel settore per la sua esperienza in materia.
E’ la prima sentenza emessa da un tribunale dopo il pronunciamento della Cassazione, che aveva dato la sua interpretazione (volutamente?) ambigua. Il Tribunale di Milano, restituendo la canapa sequestrata, ha dimostrato che la legge riesce ad orientarsi razionalmente non ostante la pressione politica oscurantista del Ministro dell’Interno.
Il difensore Zaina, sottolinea come si sia riusciti a far accettare la perizia tossicologica che attestava il contenuto di THC dei campioni sotto lo 0,5% e che quindi la presenza dello stesso principio attivo (in una concentrazione non psicoattiva) non fosse da considerarsi reato.
La Cassazione si era espressa dicendo che sono da considerarsi reato le condotte di cessione, di vendita, e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa L, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante.
La soglia di questo effetto drogante è stata ribadita in questa sentenza: lo 0,5%. Anzi il limite può essere pure superato di poco se in presenza di CBD, che mitiga gli effetti proprio del THC: infatti sebbene alcuni campioni sforassero leggermente lo 0,5%, il perito ha tenuto conto dell’alta presenza di cannabidiolo (CBD), capace di annullare concentrazioni di THC ben più alte.
L’avvocato Zaina: “credo si possa dire che la via sia tracciata, ovvero il commercio di cannabis light continua ad essere lecito“.
Liberamente tratto da Dolcevita
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