La Fibromialgia (conosciuta anche come sindrome di Atlante o FM) è una malattia che causa un aumento della tensione muscolare e dolore ai muscoli, tendini e legamenti. Il dolore è cronico, ed è associato a rigidità, calo di forza, affaticamento, disturbi del sonno, ipersensibilità e calo dei livelli di serotonina accompagnato da ansia e stati depressivi.
Le cause della malattia non sono ancora certe: le ipotesi associano la sindrome all’attività lavorativa, a una familiarità genetica, a reazioni allergiche o anche ad un coinvolgimento del sistema immunitario. Il risultato è un tilt dei maggiori recettori neurologici.
La sindrome è inoltre caratterizzata da una scarsa o nulla risposta ai farmaci antidolorifici e anche dal carattere “migrante” dei dolori.
I muscoli contratti causano un consumo di molta energia e il paziente si può sentire come se lavorasse tutto il giorno: per questo motivo si sente invalidato. La malattia porta anche una forte innervatura delle mani con malformazione artero-venosa, che causa dolore ma soprattutto una riduzione della forza muscolare e una termoregolazione alterata: il freddo diventa una delle componenti più dolorose.
Numerose medicine possono essere prescritte: FANS, miorilassanti, ansiolitici, antidepressivi, melatonina, antiepilettici, antiparkinsoniani e oppioidi, ma la terapia può essere anche comprensiva di attività fisiche come palestra, stretching, aerobica ecc..
In questo panorama di poche certezze sta invece emergendo concretamente la possibilità che i principi attivi della Cannabis possano essere efficaci e addirittura sostituire la terapia farmacologica. Difatti si stanno conducendo numerosi studi che sembrerebbero comprovare l’utilità nel trattamento da parte del THC e del CBD, quest’ultimo sappiamo essere pressocché privo di effetti collaterali. Proprietà benefiche confermate anche alla fine dello scorso anno in un rapporto Dell’Organizzazione Mondiale della sanità.
Il CBD grazie ai suoi effetti analgesici, miorilassanti, antidepressivi, ansiolitici e al miglioramento della qualità del sonno, uniti ad assenza di dipendenza fisica e di effetti collaterali, sembrerebbe fortemente indicato al trattamento della Fibromialgia.
In questo senso il Cannabidiolo viene attualmente studiato per capire come agisca sui recettori neurali e molti studi, anche se da prospettive differenti, sembrano arrivare alla stessa conclusione: generalmente il CBD e il THC sono adatti ed efficaci nell’alleviare i sintomi della Fibromialgia.
Uno studio (leggi l’Intervista Dr. Ethan Russo autore della ricerca) ha suggerito che la mancanza di endocannabinoidi-neurotrasmettitori, che si legano ai recettori dei cannabinoidi, può essere alla radice di sindromi da dolore cronico, tra cui emicranie e fibromialgia. L’assunzione di CBD (e THC) può correggere questa carenza, spiegando il successo della cannabis nell’alleviare il dolore.
Nel 2016 uno studio sembra aver stabilito una relazione diretta tra il CBD e i recettori della serotonina, che potrebbe quindi far svolgere al cannabidiolo un ruolo importante nella percezione del dolore.
In studi precedenti (2003, 2004, 2005, 2008, 2008, 2011) era stata trovata un associazione positiva tra uso del CBD e contrasto alle infiammazioni e dolori intestinali. Nel 2016 è stato pubblicato uno studio che afferma la riduzione nei pazienti degli episodi di emicrania con l’assunzione di canabinoidi. Sia i dolori intestinali che l’emicrania sono associati alla fibromialgia.
Da ultimo, ad agosto 2018, uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Rheumatology afferma: “dopo aver iniziato il trattamento con marijuanaad uso medico, tutti i pazienti hanno riportato un miglioramento significativo in ogni parametro del questionario e 13 pazienti (50%) hanno interrotto l’assunzione di altri farmaci per la fibromialgia.”!!
Questi risultati, se confermati, farebbero del CBD e della marijuana ad uso medico due valide e incoraggianti alternative per il trattamento di una malattia molto diffusa e semi sconosciuta.
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