Sembra proprio che il più grande social network abbia dichiarato guerra alla marijuana legale. Il messaggio che arriva a tutti è lo stesso, hai violato le norme della community promuovendo l’uso di droghe ad uso ludico. A quel punto il link che ti permette di “fare ricorso” alla decisione è quasi sempre un passaggio formale che confermala chiusura della pagina.
Pagine di aziende anche molto grosse come quella di Mary Moonlight, che aveva creato una grossa community di centinaia di persone, sono state chiuse senza appello. Attualmente l’azienda ha un account minore legato al territorio pugliese (già cresciuto nel giro di 1 mese).
Stessa sorte per tantissime altre aziende medio piccole, molte delle quali alle prime armi con la gestione della comunicazione, hanno dovuto ingoiare il boccone amaro del ritrovarsi con nulla più che la possibilità di ricominciare.
Il social non nuovo a queste cose anche in Italia, poco più di un anno fa era stata la rivista Dolce Vita ad essere stata presa di mira. Minacce che alla fine non si concretizzarono anche grazie al supporto della numerosissima community legata al periodico di informazione.
Se poi volessimo fare delle promozioni il discorso non cambierebbe: se la promozione dovesse fortunosamente superare la prima verifica, la campagna verrebbe bloccata entro una settimana. A differenza del blocco della pagina qui però FB aggiunge che al limite potrebbe tollerare una pagina che ha come obiettivo il “creare consapevolezza”.
Strategie alternative? Sembra che molti brand abbiano capito bene come stanno le cose e si siano orientati ad una comunicazione meno gridata e più ambigua, in cui le foglie seghettate si intravedono senza mai mostrarsi del tutto.
Solo così qualche promozione sul territorio si riesce ancora a fare, sempre che qualcuno non vi segnali!
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