La Canapa Legale è esplosa in Italia molto velocemente: dopo Easyjoint che ha per prima lanciato la sua canapa, infiorescenze femminili a basso contenuto di THC, dal nord al sud tantissime attività espongono le bustine sigillate di marijuana “da collezione”.
Tutto nasce con la legge 242 che recepisce una normativa europea il cui obiettivo è tutelare la reintroduzione della canapa legale nei paesi dell’UE. L’Europa ha selezionato ed approvato una lista di varietà di canapa sativa adatte alla coltivazione per uso industriale.
Il problema per i contadini era comunque il superamento della soglia dello 0,2% di THC, cosa che capita spesso anche in poche ore, soprattutto in climi caldi e secchi come il nostro. La legge italiana introduce quindi una fascia di tolleranza: il coltivatore può arrivare fino allo 0,6%, senza incorrere in problemi penali.
La legge sembra evidentemente essere formulata male, non disciplina l’infiorescenza e uno degli usi più diffusi della pianta: quello ricreativo. Anche senza il principio attivo del tetra idro cannabinolo THC, infatti la canapa rimane molto ricercata da chi non ha necessità di “sballarsi”, ma preferisce il sapore della canapa a quello del tabacco.
Oltre a ciò la marijuana legale contiene un’altro principio non psicoattivo, il CBD. Il cannabidiolo è infatti la seconda molecole più famosa relativa alla canapa. Questo principio attivo assomma diverse qualità e paradossalmente agisce anche contrastando gli effetti psicoattivi del THC. Il suo effetto principale è quello di indurre un lieve rilassamento generale ma è anche energizzante, antiossidante ed è considerato un antitumorale.
La canapa legale è arrivata anche nei tabaccai di Roma ( così dicono i giornalisti ), in realtà in città come Milano e Torino è in vendita anche nelle farmacie. I prossimi passi è comunque difficile prevederli: se da un lato le associazioni dei rivenditori di tabacco vogliono ostacolare ( o tassare ) qualcosa che è destinato principalmente alla combustione, dall’altro il ministero della salute sembra voglia inserire il CBD tra le sostanze ad uso medico, trasformando questo principio attivo in un farmaco e come tale disciplinarlo.
Negli ultimi giorni sono state infatti bloccate le importazioni dalla svizzera adducendo come motivazione proprio la presenza del CBD, che essendo sostanza farmacologica, non può attraversare la frontiera “insieme a un prodotto per uso industriale”.
L’erba svizzera è entrata infatti agli onori delle cronache di tutti i negozi di canapa legale: nei cantoni si lavora da anni a genetiche con THC inferiore allo 0,1% , ma ricchissime di CBD. In più queste genetiche tendono a conservare i terpeni che danno il classico aroma alla canapa. Purtroppo molte varietà non sono però ascrivibili all’elenco permesso dall’Unione Europea, risultando quindi come aliene, sebbene non sia comunque possibile considerarla stupefacente, poiché il THC rimane sempre sotto lo 0,6%.
Qualche comando di finanza, un po troppo solerte, ha pensato bene di denunciare a piede libero un tabaccaio per spaccio, proprio perchè esponeva in vendita varietà con contenuto di THC superiore allo 0,2%. La decisione, che potrebbe fare da precedente, sembra però non preoccupare gli avvocati più ferrati in materia.
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